Le particolarità costruttive delle case coloniche

Le case coloniche hanno delle particolarità costruttive che sono ben descritte in

Le scarp tua én èn giust per el pied mia

(Scorcio di vita contadina a Fano e nella Valle del Metauro verso la metà del ventesimo secolo)

di Mario Rondina (Grapho5- Fano, 2006)

LA CASA COLONICA

A differenza del meridione d'Italia, dove tutti i gli agricoltori vivevano nei villaggi, nelle nostre campagne i contadini abitavano in case adiacenti al podere che coltivavano: le case coloniche. Oggi alcune di queste case sono state trasformate in ville, mentre altre stanno subendo un deterioramento che nel breve giro di pochi anni le trasformerà in ruderi.

Alcune case sono molto vaste, altre più piccole: più era grande il podere e maggiori erano le loro dimensioni. Alcune potevano ospitare fino ad una ventina di persone. La loro struttura era funzionale al servizio che dovevano compiere, quindi le differenze che si potevano riscontrare erano poche ed; in genere, marginali.

Al piano terra, in direzione nord o nord-est era posta la cantina ("da vernì": il vino per conservarsi aveva bisogno dell'ambiente più fresco possibile) e dirimpetto a questa i pollai, che potevano contenere anche le gabbie dei conigli.

Nella parte centrale c'era la cucina, che attraversava tutta la casa; a volte questa era al piano superiore e, se non attraversava la casa, si trovava sempre sul lato sud ("da sol": era e doveva essere l'ambiente più caldo). La cucina era il locale più frequentato: qui ci s'incontrava il mattino, a mezzogiorno, prima di mangiare e quando si mangiava e la sera prima di coricarsi; qui si accoglievano gli ospiti. La cucina era sempre corredata del camino, che produceva un riscaldamento del tutto irrazionale: la maggior parte del calore usciva dalla cappa e la cucina era cosi poco riscaldata; per riscaldarsi ci si poneva vicino al camino e l'effetto era che ci- si cuoceva nella parte esposta al fuoco e si congelava sul retro.

Di là della cucina era posta fa stalla, che attraversava l’intera casa: anche questo era un ambiente abbastanza caldo; il calore era dovuto alla temperatura corporea dei bovini! Al suo fianco vi poteva essere una stanza dove era posto il trinciaforaggi con cui si faceva la "trita" (l’erba e il fieno venivano sminuzzati al fine di facilitarne la digestione). Ed infine troviamo il porcile che poteva anche essere in un capanno esterno alla casa. Se presente, il capanno veniva anche utilizzato come ripostiglio per gli attrezzi. A fianco della casa c'era d forno.

Una scala, generalmente interna, univa il piano terra al primo piano; se la cucina era al piano superiore, la scala poteva anche essere esterna. Da "vernì'; sopra fa cantina, era posto il magazzino, sempre per lo stesso motivo. Le altre stanze erano camere da tetto: quelle poste sopra fa stalla e sopra la cucina erano le più calde ed erano destinate alle persone più anziane. Nelle immediate vicinanze della casa (ma non sempre e questo dipendeva dal rabdomante) si trovava il pozzo ricoperto da un capanno, comunemente chiuso con uno sportello per evitare che vi si introducessero corpi estranei, corredato da una carrucola ("girèla"), una corda, un secchio e a volte un mestolo ("ramajòl'), che serviva per bere l’acqua appena attinta. -Vicino al pozzo vi poteva essere un piccolo giardino (pochi' fiori per portare al cimitero) e un modestissimo orto.

I giovani noteranno la mancanza dei servizi igienici: era una cosa da ricchi, tanto è vero che il water era chiamato "el comud" ed il termine la dice lunga! Per quanto riguardava il bagno non era molto frequente: si faceva net mastello in cucina o addirittura nella stalla in inverno o in mezzo al granoturco d’estate e in ogni caso in un posto esterno al riparo da sguardi indiscreti (anche un corso d’acqua poteva soddisfare quest’esigenza). In genere la casa era gelida in inverno e bollente in estate: la temperatura interna non differiva di molto da quella esterna; gli spessi muri e le finestre piccole erano un palliativo perché i serramenti non serravano e il tetto non era separato dall’ambiente che proteggeva. Unica difesa dal gelo notturno invernale era lo scaldaletto, composto da "el prét e la monica".

Davanti alla casa c'era l’aia, generalmente in terra battuta; a volte, al centro, vi era un quadrato lastricato con mattoni. Nell’aia razzolavano i polli, i tacchini, le oche, le anatre, i piccioni e raramente c'erano i conigli. L'aia serviva per trebbiare d grano, stendere le granaglie che dovevano essere ben essiccate e per "scanafujà" (togliere il cartoccio al tutolo) il granoturco. A volte diventava una splendida sala da pranzo!